Tumore al seno – Esami diagnostici

MAMMOGRAFIA

La mammografia è l’esame fondamentale per la diagnosi precoce del tumore al seno, l’unico che ad oggi abbia dimostrato di ridurne la mortalità. Si tratta di una radiografia che utilizza basse dosi di raggi X e viene eseguita dal tecnico sanitario di radiologia medica sotto la responsabilità del medico radiologo. L’esame dura pochi minuti, non richiede la somministrazione di alcun farmaco o di mezzo di contrasto, e non servono particolari preparazioni. L’esame è in grado di mostrare la struttura delle mammelle e di rilevare lesioni tumorali anche piccole. Queste si possono presentare sotto forma di zone opache dai margini irregolari, di microcalcificazioni o come aree di distorsione della struttura ghiandolare.

Per effettuare la mammografia, il seno viene leggermente compresso tra due lastre. Per alcune donne questa compressione può essere dolorosa. Per questo, per chi non è ancora entrata in menopausa, si consiglia di eseguire l’esame tra il quinto e 15esimo giorno dall’inizio del ciclo mestruale, cioè fuori dal periodo ovulatorio, durante il quale il seno è di solito più teso e dolente. In caso di sintomo sospetto, la mammografia viene generalmente prescritta dopo i 35 anni. Prima di quella età l’esame generalmente non è indicato, salvo indicazione del medico radiologo in casi particolari. Questo perché, proprio per la giovane età, comporta maggiore rischio di danno da radiazioni. La mammografia è controindicata durante la gravidanza, salvo casi particolari.

ECOGRAFIA

L’ecografia mammaria è un esame importante per la diagnosi del tumore al seno, utile soprattutto a completamento della mammografia nelle donne che presentano un seno denso. Nei seni densi, infatti, la sensibilità della mammografia, ovvero la capacità di identificare il tumore, si riduce notevolmente, e l’ecografia permette di migliorarla. L’esame non è doloroso, dura circa 15 minuti, non richiede la somministrazione di alcun farmaco o di un mezzo di contrasto, e non servono particolari preparazioni. L’esame si basa sull’emissione e la ricezione di ultrasuoni a bassa frequenza e alta intensità, che non comportano alcun rischio per la donna che la esegue.

Gli ultrasuoni vengono riflessi in modo differente dai vari tessuti che attraversano e mostrano la struttura della mammella, permettendo di individuare eventuali alterazioni, e di distinguere quelle solide da quelle liquide. La sonda è un piccolo strumento che viene fatto scorrere sul seno della paziente mentre si trova in posizione supina. Per permettere alla sonda di rimanere a contatto con la cute, si usa un gel acquoso, facile da rimuovere. L’affidabilità di questo esame dipende molto dall’abilità di chi lo effettua. Per questo è importante che sia eseguito da personale esperto presso un centro di senologia. L’ecografia mammaria non ha alcuna controindicazione e può essere effettuata anche dalle donne in gravidanza.

RISONANZA MAGNETICA

La risonanza magnetica utilizza un apparecchio a forma di cilindro che produce un campo magnetico e onde radio per ottenere immagini molto dettagliate del corpo. L’esame non è invasivo né doloroso e non utilizza radiazioni ionizzanti. Nel caso del seno, la paziente viene fatta distendere in posizione prona su di un lettino, che scorre all’interno del cilindro, con le braccia lungo i fianchi o intorno al capo, mentre le mammelle sono posizionate dentro un supporto a forma di coppa. È necessario rimanere fermi e rilassati per tutta la durata dell’esame (circa 15 minuti). La risonanza magnetica mammaria si esegue con mezzo di contrasto, ovvero un farmaco che viene iniettato in una vena del braccio, senza il quale non è possibile riconoscere se ci sono lesioni.

La risonanza magnetica è un esame molto sensibile, in grado di individuare tumori non visibili con le tradizionali tecniche, ma deve essere utilizzato in modo corretto e da medici radiologi esperti, perché vi è un alto rischio di riscontri falsi positivi. Per questo motivo è considerato un esame di approfondimento e non di screening. Fanno eccezione le donne ad alto rischio, per le quali la risonanza magnetica è l’esame di riferimento. Non occorrono particolari preparazioni per l’esame, se non il digiuno da 3 ore e i risultati dell’esame della creatininemia. Nelle donne mestruate occorre eseguire la risonanza magnetica tra il 5° e il 15° giorno dall’inizio delle mestruazioni.

AGOBIOPSIA

L’agobiopsia di un nodulo o, più precisamente, di una lesione mammaria (scoperta grazie a mammografia o ecografia, ma anche palpabile) viene eseguita per ottenere campioni di tessuto da analizzare, per capire se si tratti di una formazione benigna o maligna. L’esame richiede l’anestesia locale, dura circa mezz’ora, e consiste nell’inserire un ago nella mammella fino all’interno della lesione. Il prelievo viene di norma effettuato dal medico radiologo, il più delle volte sotto guida ecografica, osservando in tempo reale sul monitor la posizione dell’ago rispetto alla lesione. Qui, tramite aspirazione, vengono raccolti alcuni frammenti di tessuto, detti frustoli, che verranno analizzati dal medico anatomopatologo.

Non occorre alcuna preparazione né assumere farmaci. Per ridurre l’ematoma che può essere provocato dalla procedura, si pratica una compressione locale e si applica del ghiaccio per una ventina di minuti. L’agobiopsia vuoto assistita (vacuum assisted, chiamata spesso mammotome, dal nome commerciale del primo manipolo utilizzato per effettuarla) è una tecnica evoluta di agobiopsia mammaria. Questo sistema consente un prelievo più esteso di tessuto mammario rispetto all’agobiopsia tradizionale, senza che si debba estrarre l’ago ad ogni prelievo. Viene praticata una piccola incisione sulla cute. L’esame dura tra i 30 e i 45 minuti, in alcuni casi può essere fastidioso per via del sistema di aspirazione.

Fonte: europadonna.it